LA SFIDA CONTRO LO STRESS DA CALDO DELLA BOVINA DA LATTE SI VINCE PARTENDO DALL’ALIMENTAZIONE

Come è noto, per limitare la produzione di calore le bovine tendono a mangiare meno e proprio per questo motivo è consigliabile somministrare la razione durante le ore più fresche (quindi alla mattina presto o alla sera) o, meglio ancora,  suddividerla in due somministrazioni, in modo tale che risulti più fresca ed appetibile all’animale>.
Altra attenzione particolare va rivolta nell’evitare che in mangiatoia vi sia scarsità di alimento a disposizione ed è pertanto necessario accostare la miscelata più volte al giorno (anche 6/7 volte).
L’esperto aggiunge anche una sottolineatura sull’importanza dell’acqua a disposizione. <In estate – dice – i fabbisogni aumentano di oltre il 50% ed è pertanto fondamentale che l’ acqua sia fresca, pulita e facilmente raggiungibile. A tal proposito avere un abbeveratoio a disposizione durante la routine di mungitura o subito all’uscita della sala, risulta strategico>.
Ovviamente, non tutti gli alimenti somministrati sono uguali.
In riferimento ai foraggi, ad esempio, va detto che quelli più giovani producono meno calore e sono molto più digeribili ed è quindi consigliabile utilizzarli proprio durante il periodo estivo. Ottime come fonte di fibra sono anche le polpe di barbabietola e le buccette di soia che stimolano le fermentazioni ruminali.
Particolarmente utile a massimizzare l’ingestione di sostanza secca, è l’utilizzo in razione di lieviti, spenti nel caso di produzione di latte destinato a Grana Padano, che hanno un effetto positivo sull’attività microbica ruminale aumentando la digeribilità della fibra.
<Dal punto di vista energetico – dice ancora Zaupa – è consigliabile concentrare l’energia nella razione senza aumentare gli amidi, ma integrando la razione con grassi idrogenati o frazionati che, oltre a fornire energia, aiutano anche a mantenere il grasso del latte a valori ottimali. Molto importante, sempre a livello energetico, è aumentare la concentrazione di zuccheri>.
Per quanto riguarda le proteine è consigliabile integrare la razione con proteina metabolizzabile a livello intestinale e a bassa degradabilità ruminale e di supportare il bilancio amminoacidico delle bovine, in particolare di lisina e metionina.
Lo stress da caldo inoltre, causando un rallentamento delle fermentazioni ruminali, riduce la produzione ruminale di vitamine del gruppo B, per cui è consigliabile un apporto supplementare di vitamine, meglio se rumino protette.
Inoltre, il tecnico sottolinea che anche un’ integrazione di niacina, detta anche vitamina PP, risulta particolarmente importante in estate in quanto ha un effetto vaso dilatatore ed è quindi di supporto alle bovine nella inevitabile dispersione di calore corporeo.
Da non sottovalutare la gestione dei macrominerali della razione, quali il bicarbonato di sodio come tampone sul rumine per evitare l’acidosi e come apportatore di sodio. Molto importante durante l’estate anche un’integrazione di potassio, sotto forma di carbonato di potassio,  per reintegrare le perdite fisiologiche e migliorare la redditività delle vacche in lattazione.
Il periodo estivo richiede, insomma, competenze specifiche: <I nutrizionisti di Terrepadane – dice ancora Zaupa – hanno tutte le competenze in materia per supportare e consigliare al meglio gli allevatori anche nei periodi estivi quando le condizioni per gli animali si fanno più critiche, ottimizzando in maniera personalizzata il mangime o il nucleo in base alle esigenze specifiche degli animali.  A tal proposito è necessario intervenire, come abbiamo appena visto, nella gestione dell’alimentazione con razioni alimentari specifiche che permettano agli animali di contrastare in modo efficace il caldo intenso garantendo al contempo i fabbisogni necessari>.

CEREALI: TERREPADANE SEMPRE PIU’ LEADER

I cereali vengono gestiti – come è noto – con i contratti di coltivazione di Terrepadane, ormai molto collaudati, ma sempre più apprezzati dagli agricoltori, in quanto garantiscono una interessante redditività, permettono una pianificazione efficiente delle attività produttive e infine, offrendo la possibilità di avere accesso ai contributi garantiti dal Piano di sviluppo rurale.
Passando in rassegna le diverse colture – spiega Marco Cappelli, Responsabile del settore cereali di Terrepadane – va rilevato che il successo maggiore è giunto dal frumento duro, per il quale abbiamo registrato una crescita della quantità ritirata del 60% con una buona qualità sia per le proteine che per il peso specifico.
<Per il frumento duro – continua Cappelli – abbiamo avviato da tempo una filiera molto interessante con Barilla; mentre per il tenero – per il quale le quantità ritirate rispetto allo scorso anno sono cresciute del 25% – sono state ulteriormente valorizzate le filiere sostenibili. Tra le più interessanti, quella del Mulino Bianco Barilla, per la quale sono stati ritirate 4mila tonnellate; Galbusera con 3mila tonnellate e Saiwa, una filiera nuova, che per ora ha registrato un quantitativo limitato, ma che presenta prospettive incoraggianti. Infine, un discorso a parte va dedicato al frumento di forza: anche per questo che è dedicato alla trasformazione in farine particolari adatte alla panificazione o ad altri usi come per esempio la produzione di pizze e focacce, abbiamo ritirato 4mila tonnellate>.
Il 2021 infine, è stato molto interessante anche per quanto concerne il biologico: <queste coltivazioni – afferma ancora Cappelli – che sono tipicamente concentrate in collina, ci stanno dando molte soddisfazioni: per quest’anno ci aspettiamo ancora di ritirare 5mila tonnellate>.
Si tratta di risultati molto importanti, ai quali il Consorzio piacentino è arrivato attraverso una strategia di investimenti specifici: <il comparto cereali – spiega il direttore generale di Terrepadane Dante Pattini – costituisce un’area di attività molto significativa per il nostro Consorzio che ha operato un notevole investimento con l’ampliamento del centro di Rottofreno, dove oggi è presente una serie di nuovi sili per una capienza di 120mila quintali; così come invece, per il biologico è stato realizzato il centro di stoccaggio di Rizzolo di San Giorgio. In questo modo abbiamo contribuito alla valorizzazione della produzione cerealicola delle aziende dei nostri soci, offrendo loro una possibilità concreta per fronteggiare la volatilità dei prezzi tipica di questo settore e per salvaguardare la redditività delle aziende: il che è il fine della nostra cooperativa>.

TERREPADANE PROTAGONISTA DELLA LOTTA BIOLOGICA CONTRO IL RAGNETTO ROSSO

Phytoseiulus persimilis è un acaro fitoseide predatore del ragnetto rosso Tetranychus urticae e da quest’anno Terrepadane ha volutotestare la sua effettiva efficacia in pieno campo. È un valido alleato che si nutre di ragnetti rossi di ogni stadio, pur preferendo le uova e gli stadi giovanili: gli acari predatori perforano le uova nutrendosi del contenuto. La predazione rappresenta un reale esempio di lotta biologica. «Le prove di questa nuova tecnica – spiegano in Terrepadane – sono state effettuate in collaborazione con l’Organizzazione produttori Ainpo in diverse aziende produttrici di pomodoro da industria del piacentino, nello specifico in quelle zone dove il problema è risultato particolarmente rilevante». Le prove consistono nel lancio di questi acari microscopici tramite drone a pieno campo, in particolare sui bordi, subito dopo aver rilevato la presenza dei primi adulti e vengono ripetuti nel corso della campagna a seconda delle esigenze effettive dell’appezzamento. Il numero di
voli e il numero di adulti lanciati può variare a seconda dell’infestazione del singolo appezzamento. «La ricerca da parte di Terrepadane di un metodo alternativo e complementare alla sola difesa chimica – spiegano i tecnici del Consorzio piacentino – nasce dalle limitazioni sempre più frequenti dell’impiego degli acaricidi e la perdita d’efficacia progressiva di questi ultimi.
I principi attivi autorizzati sono e saranno sempre meno; in aggiunta questi principi attivi sono talvolta soggetti a fenomeni di resistenza che consiste nella capacità di sopravvivere al trattamento di una parte più o meno consistente di individui, fenomeno legato anche alla grande velocità di riproduzione dell’acaro». Questo sistema, in caso di conferma della sua efficacia, permetterà dunque un minore impiego di fitofarmaci e una maggiore efficacia, qualora sia necessario il loro utilizzo. Un progetto insomma, che si inserisce in una difesa ancora più articolata, rispettosa degli insetti utili, con notevoli vantaggi dal punto di vista della sostenibilità ambientale. «La tecnologia – spiegano in Terrepadane – rappresenta concretamente l’unica possibilità che l’agricoltura ha a  disposizione per vincere la sfida di produrre bene e in quantità sufficiente. Per questo da sempre puntiamo a proporre soluzioni innovative e sostenibili che permettano alle aziende associate
di mantenersi competitive sul mercato».