TERREPADANE INNOVATION LAB: FORAGGICOLTURA AZIENDALE DA VALORIZZARE NELLA FILIERA

I ragazzi – tre classi dell’Istituto Raineri Marcora (una terza, una quarta e una quinta), accompagnati dai loro insegnanti – suddivisi in due gruppi, sono stati protagonisti di un programma che ha visto un approfondimento dedicato all’allevamento zootecnico attraverso l’uso del polispec NIR e delle miscelazioni, guidato dall’allevatore Vittorio Repetti e da Paola Michelotti, tecnico del Consorzio Terrepadane e un altro incentrato invece sul diserbo del frumento con visita di campi e confronto tra le diverse tecniche, guidato da Sabrina Rossi, tecnico del Consorzio Terrepadane e da Mario Cavanna e Andrea Angelucci di Bayer Crop Science. <Con questi studenti ci siamo focalizzati sull’importanza dell’utilizzo di prodotti mirati per la difesa della coltura che permettono di massimizzare le produzioni con attenzione agli sprechi, anche grazie all’utilizzo di tecnologie digitali, che sfruttano le mappe satellitari per monitorare i campi> ha sottolineato Mario Cavanna di Bayer. <Abbiamo organizzato un laboratorio – ha sottolineato Vittorio Repetti – che presentando sia la realtà della stalla, che quella della tecnica agronomica sui cereali ha offerto una panoramica a 360 gradi della complessa realtà dell’azienda agricola, mettendo in evidenza la necessità di un approccio integrato e di competenze interdisciplinari>.La mattinata – che è risultata molto utile per gli studenti e apprezzata dai professori – è stata introdotta a nome del Consiglio di Amministrazione di Terrepadane dal consigliere Stefano Repetti, agricoltore di grande esperienza, che ha sottolineato come l’agricoltura moderna richieda competenze tecniche di alto livello, il che rende fondamentale la formazione scolastica e ne valorizza la funzione. Ed è proprio ben riconoscendo il valore strategico della formazione dei giovani che Terrepadane ha sviluppato questo programma di laboratori che puntano sugli agricoltori e sui tecnici di domani, in una prospettiva di sviluppo sostenibile del comparto e con esso del territorio. Un binomio, quello che lega a doppio filo agricoltura e sviluppo, ancora più cruciale in un momento come quello che stiamo vivendo che ha messo in luce come non accadeva da decenni la centralità della produzione agricola.

 

Fonte: Libertà

SMARTWORKING: L’ESPERIENZA DI TERREPADANE

Il manager ha portato l’esperienza dello smart working nel settore dell’agribusiness, spiegando che <il settore dell’agricoltura non si è fermato durante la pandemia e non si può fermare: una parte del personale composto da agronomi, alimentaristi, tecnico – commerciali opera da sempre in modalità più autonoma, lavorando per obiettivi e quindi meno legati a certe regole di presenza in azienda. Durante la fase emergenziale abbiamo effettivamente sperimentato anche noi lo smart working per una parte del personale interno in funzioni di staff, che fino ad allora avevano sempre operato in presenza, secondo regole precise di orari>.
Ed ecco la novità: <Usciti dalla fase emergenziale – continua Pattini – abbiamo ritenuto opportuno dare continuità e contrattualizzare un accordo che prevede un giorno a settimana in smart working>.
Secondo il direttore generale del Consorzio però. <bisogna evidenziare due aspetti importanti di questa tendenza crescente sulla modalità di lavoro ibrida: in primis, ritengo che le relazioni che nascono sul posto di lavoro siano un valore, creino senso di appartenenza e culturalmente costituiscono le fondamenta di un’azienda. Dall’altra parte, è necessario garantire ai neoassunti un adeguato inserimento e affiancamento che risulta piuttosto complicato se fatto da remoto, soprattutto per i giovani che hanno bisogno di “sentire” e conoscere l’azienda fin dai primi giorni. Pertanto, è doveroso considerare lo smart working come necessità crescente, ma senza dimenticare il valore delle relazioni umane in azienda>.

 

Fonte: Libertà

CONSERVARE I FORAGGI PRESERVANDO L’AMBIENTE

In particolare, la conservazione dei foraggi costituisce un passaggio della filiera zootecnica da latte, in cui l’uso della plastica può e deve essere ridotto.
Proprio questo è l’obiettivo di “Plastic-Less-Milk-Sustainability”, il Goi (ossia un gruppo costituito da realtà diverse che si riuniscono per trovare soluzioni concrete ad un problema o per sviluppare un’idea innovativa nell’ambito di un progetto finanziato dal Programma Europeo di Sviluppo Rurale), che vede tra i partner vede l’Università Cattolica di Piacenza (capofila il Centro Ricerche Produzioni Animali). La sperimentazione viene svolta presso la stalla sperimentale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro di ricerca Romeo ed Enrica Invernizzi per le produzioni lattiero – casearie sostenibili – CREI) di San Bonico.
Il progetto, realizzato nell’ambito del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 dell’Emilia-Romagna, punta a migliorare la competitività dei produttori primari.
Nello specifico l’obiettivo del Piano è ridurre il tenore dei consumi di plastica, impiegata per la conservazione dei foraggi, nell’azienda zootecnica: per la filiera del Grana Padano in particolare, il focus è sui teli per la copertura delle trincee degli insilati.
E proprio ai teli innovativi è dedicata la prova in corso di San Bonico: nello specifico viene testata una nuova soluzione nel campo delle plastiche per la conservazione dei foraggi per la produzione di latte, che permette una riduzione del 45% delle coperture ecologiche per conservare i foraggi, raggiungendo allo stesso tempo, performance molto elevate dal punto di vista nutrizionale.
La sperimentazione condotta appunto presso la stalla dell’Università Cattolica è gestita dal punto di vista scientifico, dal prof. Antonio Gallo, docente presso l’Ateneo del Sacro Cuore, che spiega che la prova <ha messo a confronto due soluzioni alternative: una tradizionale e una innovativa che comporta un uso di plastica ridotto del 45%. Un quantitativo di trinciato integrale di mais destinato all’alimentazione dei bovini è stato “coperto” con film low plastic, mentre un altro con teli tradizionali in polietilene. I primi risultati hanno evidenziato che nella parte della trincea coperta con il telo tradizionale in polietilene e senza rete di protezione anti-corvi, sono state riscontrate delle zone in cui è avvenuto lo sviluppo di muffe e probabilmente anche di lieviti, che sono microorganismi indesiderati negli insilati in quanto peggiorano la qualità dell’alimento da destinare agli animali. Questa condizione di ridotta qualità degli alimenti è stata causata dalla rottura dei teli che hanno permesso l’ingresso di ossigeno nella massa stoccata, condizioni che invece non si è verificata nella soluzione alternativa dove, la presenza della rete anticorvi (che preserva da rotture) e le membrane a bassa permeabilità di ossigeno, hanno favorito lo sviluppo di microflara “benefica” e utile per la conservazione del trinciato di mais. L’impiego di questa soluzione innovativa (teli anti-corvo e film low plastic a barrie di ossigeno) ha di fatto ridotto anche gli sprechi di trinciato integrale di mais, migliorando nel contempo la qualità nutrizionale per gli animali. Nei prossimi mesi avremo ulteriore dati a disposizione per valutare, anche da un punto di vista economico, i reali benefici dovuti all’adozione di questa tecnica innovativa>.
A spiegare il ruolo dei nuovi film tecnici di nuova generazione provvede Marco Colombo di Pardini Lab., che chiarisce: <si tratta di tecnologie che creano un effetto barriera totale all’ossigeno. Una soluzione sviluppata da Manifatture Norberto Pardini & Figli Spa dì Camaiore (Lucca), che contribuisce a risolvere uno dei problemi storici della zootecnia: la formazione del cosiddetto “cappello”, ossia quella zona del fronte della trincea, dove la disponibilità di ossigeno stimola la crescita dei lieviti, che degradano gli acidi e innalzano il pH e la temperatura della massa, aprendo la via allo sviluppo di altri microrganismi come muffe e batteri aerobi che ne continuano l’alterazione. Questo fenomeno comporta oltre al rischio che la razione diventi portatrice di fattori antinutrizionali; anche una perdita di prodotto. Due rischi che oggi gli allevatori non possono certo permettersi!>.
Del resto, proprio la correttezza delle tecniche di preparazione delle trincee vanno di pari passo alla garanzia di ottenere un insilato di qualità dal punto di vista nutrizionale, con conseguente impatto positivo sul bilancio dell’azienda. Ben lo sa Terrepadane, che vede in questi teli di moderna concezione una soluzione che, perseguendo gli obiettivi che un’ottima copertura deve avere (ossia, evitare la permeabilità all’ossigeno e l’insorgenza di muffe che poi portano a scarti di prodotto), mette l’azienda al riparo dai danni economici che uno scarto importante di prodotto potrebbe causare.
“La Mission di Terrepadane – chiarisce Stefano Zaupa, responsabile zootecnico di Terrepadane – è proprio quella di supportare le aziende agricole e zootecniche, fornendo servizi tecnici finalizzati alla valorizzazione delle produzioni e all’annullamento degli scarti. Si tratta di obiettivi dei quali siamo da sempre consapevoli, ma che stanno acquesendo una valenza ancora maggiore in questa situazione storica, nella quale è necessario più che mai lavorare con la massima efficienza per poter garantire la sopravvivenza delle nostre realtà agricole e zootecniche che operano nel nostro territorio e che sono di fondamentale importanza per lo sviluppo della nostra economia. Innovazione tecnologica e ricerca, associate all’assistenza tecnica sul campo, sono quindi, oggi più che mai, un valore aggiunto insostituibile che il nostro Consorzio garantisce da sempre”.

 

Fonte: Libertà

 

TERREPADANE INNOVATION LAB: PROTAGONISTI I RAGAZZI DEL GALLINI DI VOGHERA

Un progetto cui Terrepadane attribuisce notevole importanza e al quale ha dedicato risorse specifiche, come è stato anche chiarito dal direttore generale del Consorzio, Dante Pattini.
<Con il laboratorio, che abbiamo proposto – ha invece spiegato Giorgio Mazzoni, responsabile macchine di Terrepadane – abbiamo voluto rendere i nostri giovani ospiti partecipi delle grandi possibilità che l’innovazione tecnologica offre nell’ambito della meccanizzazione, offrendoci importanti opportunità sia sul fronte del controllo dei costi, che su quello della produzione sostenibile>.
Simone Morselli di CNH Industrial è invece entrato più nel tecnico, fornendo anche dettagli sull’Agricoltura 4.0 e sulle nuove tecnologie che permettono attraverso la telemetria, di intervenire con l’assistenza on line su una macchina in caso di guasti, limitando così le perdite di tempo e contenendo i costi.
Una tecnologia che i ragazzi hanno potuto vedere in diretta, essendo accompagnati da Gian Battista Capoferri direttamente nella control room del Centro macchine.
<Grazie all’utilizzo della guida satellitare – afferma Capoferri – abbiamo assistito ad un notevole miglioramento della qualità delle operazioni sia in termini di controllo dei costi, che di sostenibilità ambientale; così come questa tecnologia ha consentito un notevole miglioramento delle condizioni di lavoro degli agricoltori, con una notevole riduzione di passaggi>.
<Comprendere le potenzialità delle nuove tecnologie in “diretta” – hanno spiegato i professori che hanno accompagnato la visita – è molto importante per completare la formazione dei nostri studenti, che si preparano ad entrare da protagonisti nell’agricoltura di domani>.

 

Fonte: Libertà