Terrepadane scommette sempre più su tecniche irrigue d’avanguardia

Proprio in questo ambito nell’impegno di Terrepadane per lo studio e la messa a punto di tecniche irrigue sostenibili si inserisce la collaborazione con N-Drip, azienda israeliana indipendente nata come start up.
Nei giorni scorsi alcuni dirigenti di N-Drip sono stati ospiti della cooperativa piacentina presso la sede centrale di via Colombo, giungendo direttamente da Israele.
<Abbiamo ricevuto – spiega Dante Pattini, direttore generale di Terrepadane – Eran Pollak Ceo (amministratore delegato) di N-Drip, mentre ha partecipato all’incontro collegato on line il prof. Uri Shani, responsabile tecnico scientifico di N-Drip e nome pesantissimo in questo settore. N-Drip è nata come start up (una delle tantissime start up attivate in Israele in questo settore) e ha sviluppato un brevetto veramente molto innovativo. Infatti, il sistema proposto per l’irrigazione a goccia funziona senza pompa, senza filtro e senza consumare gasolio>
In sostanza – sintetizzano da Terrepadane – la startup israeliana propone una nuova tecnologia irrigua che promette un miglior sfruttamento della risorsa idrica.
<Nel corso della scorsa estate – spiega Matteo Scaglioni responsabile Water Management di Terrepadane – abbiamo allestito alcuni campi prova per testare questa tecnologia su mais e i risultati sono stati molto positivi. Infatti, in Lombardia sono già stati realizzati 30 ettari di campi prova (4 campi) su mais e ne sono già programmati altri 500/600 ettari per l’anno prossimo>
A spiegare il principio semplice, ma ingegnoso che sta alla base del sistema provvede direttamente Pollak: <l’irrigazione – dice – avviene una volta posata la manichetta, senza dispendio energetico (non serve il trattore, l’acqua si sposta grazie alla pendenza del campo)! Terrepadane – continua – è la prima azienda in Europa a collaborare con noi nell’adozione di questa nuova tecnologia. I primi tentativi per questa soluzione sono stati effettuati in India, in America, oltre che ovviamente in Israele: solo dopo una modifica delle modalità di filtraggio dell’acqua è stato possibile arrivare al brevetto. Da notare che questa tecnologia potrebbe migliorare l’efficienza dell’irrigazione del 70/80%>.
A sintetizzare il significato di questo importante incontro che ha sancito la collaborazione fattiva tra le due realtà ed ha funzionato come momento di programmazione operativa, provvede direttamente il presidente di Terrepadane Marco Crotti, che spiega come <l’innovazione fa parte del DNA di Terrepadane che da sempre lavora per favorire la diffusione delle soluzioni più efficienti per permettere ai Soci di produrre molto e bene, rispettando l’ambiente, utilizzando in modo intelligente i fattori di produzione e perseguendo marginalità adeguate>.

Fonte: Libertà

I contratti di coltivazione di Terrepadane: un’“arma” per combattere la volatilità dei prezzi dei cereali

Sui contratti di coltivazione, Piacenza ha fatto in un certo senso scuola, grazie all’esperienza del Consorzio agrario Terrepadane, che tra i primi ha compreso le potenzialità di questi accordi che garantiscono alla parte agricola una redditività certa e a quella industriale un prodotto di qualità, caratterizzato al tempo stesso da una adeguata stabilità.
<L’ultima campagna di ritiro dei cereali è andata molto bene – spiega Marco Cappelli, responsabile cereali di Terrepadane, che per passare dalle parole ai fatti, snocciola numeri di tutto rispetto – L’aumento dei quantitativi ritirati è stato del 22% (+ 40% negli ultimi 5 anni) con trend positivi per tutte le tipologie di prodotto. Nel dettaglio: per il grano duro 25mila tonnellate ritirate, 30mila tonnellate tenero, orzo con il 64% in più dell’anno scorso quindi fino a circa 5mila tonnellate>.
Sulla scorta di questi numeri ovviamente anche la prossima campagna si presenta densa di aspettative: <Per le semine in corso (trebbiatura 2024) – continua Cappelli – proponiamo come sempre vari contratti con anche diverse novità. In particolare per il grano duro alta qualità destinato alla filiera Barilla sono state aggiunte diverse varietà, che ci sembrano molto interessanti. Dal punto di vista commerciale invece, abbiamo voluto dare una premialità maggiore e un acconto più alto a chi ci consegna il grano duro e decide di vendere tutto ad un prezzo medio dei listini (da luglio a marzo).
Cappelli spiega che anche sul fronte del frumento tenero sono state inserite nuove varietà per la filiera Mulino Bianco, mentre sono confermati da un lato il contratto Galbusera che quest’anno ha avuto molto successo e dall’altro i contratti per i grani di forza (Molino Grassi).
Nuove varietà anche nel capitolo del grano biologico e dell’orzo: inoltre per gli agricoltori di collina che coltivano il bio viene proposto anche un pagamento a pochissimi giorni (addirittura 20 giorni), che potrebbe rappresentare un’iniziativa molto interessante per fronteggiare i problemi di liquidità che purtroppo gravano sempre più spesso sulle piccole aziende.
Terrepadane inoltre realizza delle filiere pluriennali – sia per convenzionale che biologico – che permettono all’agricoltore di accedere ai contributi del Ministero dell’Agricoltura come quelli stanziati dal recente decreto 9 agosto 2023 uscito in Gazzetta il 21 settembre 2023 (GU n.221 del 21-9-2023)
<Con i contratti di coltivazione – spiega il presidente di Terrepadane Marco Crotti – diamo da sempre una risposta concreta agli agricoltori. Siamo ben consapevoli che oggi questi contratti – nei quali noi crediamo da molti anni – possono costituire un vero fattore strategico di successo per le aziende agricole: per questo stiamo lavorando per offrire un ventaglio sempre più ampio di opportunità per rispondere a tutte le esigenze delle aziende>.

Fonte: Libertà

Formazione, crescita, esperienze in Terrepadane

Quando parliamo di un’azienda, ormai istintivamente pensiamo alle persone: affinché l’investimento che si fa sulle persone non resti solo teorica, è necessario che ogni azienda possa mettere le risorse umane in grado di lavorare bene insieme, sentirsi stimolate ad accrescere e valorizzare le proprie competenze. Il tutto anche in funzione di un miglioramento del contributo che un’azienda può dare al territorio e al contesto in cui opera

La vendita dei crediti di carbonio, nuova frontiera per l’agricoltura

Un argomento di grandissimo interesse che è stato presentato nei giorni scorsi ai tecnici del Consorzio direttamente dai vertici di Rivulis, introdotti dal direttore generale della cooperativa piacentina, Dante Pattini.
<Quella dei crediti di carbonio (un credito è equivalente a 1 tonnellata di CO2) – ha spiegato Pattini – è una possibilità che le nostre aziende non possono certo permettersi di ignorare, viste anche le riduzioni di contribuzione Pac già messe in atto in questa programmazione e previste per le prossime. Siamo quindi orgogliosi di offrire alle aziende agricole la proposta di Rivulis, azienda con la quale collaboriamo da decenni e che da sempre si pone all’avanguardia nel nostro settore. La nostra partnership decennale ci ha permesso di essere distributore esclusivo dei prodotti Rivulis, compreso il progetto che riguarda i crediti di carbonio>.
Attualmente i mercati dei crediti di carbonio sono due: quello obbligatorio e quello volontario. Il mercato obbligatorio di fatto è un meccanismo imposto da alcuni governi, nel nostro caso dall’Unione Europea: alcuni settori industriali dovranno ridurre in prospettiva le emissioni di anidride carbonica. Un obiettivo che può essere raggiunto con una serie di interventi e investimenti sul ciclo produttivo (impianti a fotovoltaico o altre fonti di energie alternative), oppure attraverso i crediti di carbonio che in questo mercato sono quotati da una borsa merci specifica.
Nel mercato volontario del carbonio (CVM), invece, l’acquisto di crediti di carbonio è una scelta discrezionale, senza obblighi governativi vincolanti.
Entrambi i mercati operano nell’ambito dei Sistemi di Scambio di Emissioni, dove viene stabilito un “tetto” alle emissioni di carbonio consentite in specifici settori o Paesi.
Proprio nel mercato volontario del carbonio il comparto agricolo potrebbe avere un ruolo come “venditore”; questo mercato nel 2022 ha avuto un valore di 2 miliardi di dollari, ma il suo valore potrebbe diventare entro il 2030 addirittura di 50 miliardi di dollari.
Il programma di Rivulis – Rivulis Climate – si propone di favorire questo processo aiutando l’adozione di pratiche agricole più sostenibili, facendosi carico degli aspetti burocratici e amministrativi per la certificazione, in cambio di una quota parte del credito di carbonio e soprattutto dell’acquisizione da parte dell’azienda agricola delle tecnologie per l’irrigazione a goccia.
A rappresentare l’azienda israeliana Paolo Piola, responsabile commerciale Italia e Nord Europa  di Rivulis e Davide Dalle Carbonare area manager dell’azienda, che hanno presentato il programma Rivulis Climate, attraverso il quale le aziende agricole possono contribuire attivamente alla transizione verso un’agricoltura più sostenibile.
<Abbattere le emissioni carbonio – ha spiegato il tecnico di Rivulis, intervenendo all’incontro – è uno dei problemi più sentiti dalle grandi aziende nei nostri giorni: per risolvere questo problema che sarà sempre maggiore, le strategie sono complesse e prevedono diverse azioni, una delle più efficienti è quella di comprare crediti di carbonio. In questo meccanismo ci sono due figure: l’acquirente che tipicamente è una grande azienda e il venditore che è una realtà virtuosa che – dopo esserci certificata – può vendere i suoi crediti di carbonio>.
In realtà il processo è molto complesso – ad esempio la certificazione richiede molte risorse sia di tempo che economiche (ogni pratica può costare anche 100mila dollari!) – e richiede una società che possa investire in questa opportunità, potendo anche contare su un capitale adeguato.
In questo contesto si inserisce Rivulis – partner storico di Terrepadane – che si fa interprete delle esigenze del mondo agricolo che in questo modo può cogliere l’opportunità, entrando così in possesso di risorse che potranno essere poi investite in tecnologie per la sua azienda (ad esempio irrigazione a goccia).
<L’azienda agricola per entrare in possesso di crediti di carbonio – ha spiegato Dalle Carbonare – deve farsi promotrice di interventi e investimenti virtuosi, che vadano oltre le azioni già previste dalla Pac (questo è un aspetto fondamentale) attraverso le quali venga risparmiato carbonio: dal cambio coltura, all’introduzione dell’irrigazione a goccia alimentata con pannelli solari, fino alla riduzione delle lavorazioni, all’adozione di cover crop, ma anche all’aumento del numero di piante ad ettaro, ecc..>.
Rivulis sta sperimentando dieci progetti pilota in tutto il mondo e in Italia tre sono già in rampa di lancio.
<Terrepadane – ha concluso Pattini – è da sempre fortemente vocata a portare avanti l’innovazione, anticipando il cambiamento in agricoltura. Questo programma è un nuovo modo concreto per coltivare la nostra mission, che è il futuro del comparto>.

Fonte: Libertà

 

Semestre positivo per il Consorzio con numeri record per fertirrigazione e cereali

«Focalizzando l’attenzione sulla nostra mission e non su altro – dice il direttore generale, Dante Pattini, riferendosi alla “bufera” che in queste settimane sta scuotendo il Consorzio – possiamo dirci soddisfatti. Infatti, in questi primi 6 mesi del 2023 l’incremento delle vendite in termini di volumi è stato molto positivo, in alcuni casi oltre le nostre aspettative, seppur a fronte di un leggero calo dei ricavi, dopo il boom del 30 % dello scorso anno. Il settore fertirrigazione ha visto i numeri in aumento del 70%, consolidando la nostra posizione come leader a livello nazionale. Infatti il settore, oltre che sulla coltura del pomodoro, ha avuto una impennata record sul mais in tutte le province lombarde in cui operiamo con prospettive molto buone anche per la prossima stagione; visto che il tema del risparmio idrico e l’uso sempre più sostenibile delle risorse è quanto mai d’attualità».
In generale, tutta la “macchina” della cooperativa si è mossa a pieno regime, confermando tra l’altro, una crescita del settore mangimi del 30% e un aumento in volumi (più 5.000 tonnellate) nel settore fertilizzanti, nel quale si è avuto un riposizionamento dei prezzi al ribasso molto consistente dopo gli aumenti abnormi della scorsa stagione.
Bene anche i fitofarmaci, aumentati del 10%. Unica eccezione negativa, la frenata del settore macchine, che (come hanno anche evidenziato i dati nazionali) ha subito a seguito della diminuzione degli incentivi legati all’agricoltura 4.0, un calo vistoso nelle immatricolazioni dei trattori.
Nel frattempo, proprio in queste settimane è giunta conferma di come la tradizionale attività di raccolta cereali abbia confermato il ruolo storico del consorzio: «La campagna appena conclusa ha visto numeri record in termini di conferimento – aggiunge ancora Pattini – abbiamo superato le 60.000 tonnellate con incrementi in Lombardia molto significativi.
Piacenza rimane sempre la nostra “roccaforte” con oltre l’80% però il segnale che ci hanno dato i nostri soci/clienti è molto chiaro in termini di fiducia ed affidabilità e di questo siamo molto orgogliosi. Da oltre un secolo svolgiamo questa attività, che una volta era chiamata degli ammassi, e mantenere e addirittura aumentare i volumi di cereali raccolti testimonia il ruolo fondamentale della nostra cooperativa in tutti i territori».
In questo quadro positivo si inserisce la problematica dell’aumento dei tassi di interesse che in 12 mesi ha cambiato radicalmente il quadro economico di riferimento.
«Il Consorzio agrario da sempre svolge un ruolo fondamentale nel credito delle aziende agricole – afferma Luca Bazzini, direttore amministrativo – e l’aumento dei tassi sta comportando un aggravio di costi molto importante per la cooperativa. Perciò stiamo lavorando per ridurre l’impatto sulle aziende agricole anche grazie ad accordi e collaborazioni consolidate da anni con i principali istituti di credito. In questo scenario complesso siamo comunque riusciti a ridurre l’indebitamento bancario di circa 1,5 milioni di euro grazie al regolare ammortamento dei finanziamenti attivati a sostegno degli investimenti».

Fonte: Libertà

Tecnologia in campo, fattore strategico di successo

Raven, infatti, sta aprendo nuovi orizzonti nell’agricoltura digitale, nelle tecnologie di precisione e nei sistemi autonomi, mettendo in modo concreto l’innovazione al lavoro sul campo.
In particolare, – spiegano da Terrepadane – attraverso queste soluzioni gli agricoltori possono raggiungere maggiore efficienza, redditività e sostenibilità, investendo in livelli crescenti di automazione agricola e fronteggiando le problematiche di reperimento e gestione della mano d’opera.
“La Soluzione Raven Autonomy – chiarisce Gian Battista Capoferri, coordinatore attività Officine e Assistenza satellitari – per la lavorazione del terreno senza conducente si abbina alle piattaforme di trattori CNH per offrire una proposta che si produce in una maggiore produttività, già realtà negli USA ne attendiamo l’omologazione e l’arrivo in Europa.”
Gli utenti possono pianificare ed eseguire con sicurezza lavori di lavorazione del terreno precisi, con risultati agronomici costanti.
In particolare, questa tecnologia si rivela molto utile nelle operazioni di raccolta dei cereali:
“La tecnologia – continua Capoferri – sincronizza il percorso e la velocità del trattore durante un’operazione di “scarico in movimento”, utilizzando il segnale GPS più preciso del mercato. In definitiva, la soluzione Driver Assist Harvest semplifica la complessità delle operazioni di raccolta, offrendo agli operatori la massima tranquillità con la semplice pressione di un paio di pulsanti”.
Capoferri, reduce da un corso di aggiornamento, che si è svolto lo scorso giugno a Hoorn (Olanda), sede europea di RAVEN, puntualizza come vadano segnalati, oltre ai software di guida con funzionalità avanzate, ma di semplice utilizzo dei display CR7 e CR12 anche altri prodotti interessanti. Tra questi, Raven VSN (Visual Guidance System) sistema di guida ottica tra le file che permette, anche in abbinamento al GPS, di controllare sia la guida del trattore, che svariati tipi di guida attrezzo (DISC STEERING, STEERING REAR WHEELS, SIDE SHIFT STEERING, MOVABLE HITCH STEERING, DRAWBAR STEERING, PLOUGH STEERING). Il tutto con l’obiettivo di ottenere una lavorazione precisa anche in condizioni in cui il solo GPS non è sufficiente.
Inoltre, Raven HAWKEYE PWM e Sidekick PRO, sono prodotti per irroratrici che permettono di ridurre al minimo l’utilizzo di fitofarmaci ottimizzando la distribuzione sul campo riducendo errori e tempi di lavoro.
“Infine, – continua il tecnico – va menzionato Augmenta MANTIS, una piattaforma hardware VRA basata su fotocamera e intelligenza artificiale da montare sul tetto del trattore per leggere lo stato vegetativo delle piante (in futuro anche altre funzioni intelligenti). Questa tecnologia – che sarà presentata a novembre in Germania alla fiera Agritechnica di Hannover – è in grado di creare ed utilizzare in tempo reale una mappa di prescrizione, che viene trasmessa tramite ISOBUS all’attrezzatura a rateo variabile quali spandiconcime o irroratrici ecc.”
Giorgio Mazzoni, Responsabile macchine di Terrepadane aggiunge: “Terrepadane orgogliosa del sodalizio ultracentenario con il gruppo CNH, investe continuamente in innovazione aggiornandosi sul progresso tecnologico e sui prodotti da proporre alle aziende agricole puntando, come sempre, su prodotti efficienti e di qualità”.

Fonte: Libertà

Campagna cereali: record di raccolta

Bene anche la risposta degli orzi con 40/45 quintali per ettaro a seconda delle zone di produzione. Per quanto riguarda nello specifico il grano duro, dopo 2 annate di assenza, si è riproposto il problema della volpatura con ripercussioni, in alcuni casi importanti, sulla qualità e quindi sulla valorizzazione del prodotto.
Nel frattempo, sono partite anche le prime quotazioni della Borsa Merci di Bologna e di Milano. Un primo segnale incoraggiante si può cogliere sul grano duro che, partito sui livelli delle ultime quotazioni della scorsa campagna, ha segnato subito un + 25 € a tonnellata. Bene anche le prospettive sui teneri e sugli orzi di alta qualità.”
Il Consorzio riveste da sempre un ruolo strategico sul territorio nelle Filiere Galbusera e Barilla; questi contratti riconoscono premialità importanti legate alla qualità del prodotto e creano valore per le aziende agricole.
Riguardo la filiera del biologico, questa si conferma strategica per Terrepadane come dimostra il centro di raccolta a Rizzolo completamente dedicato.
“In merito all’attività di raccolta presso i nostri centri – afferma Dante Pattini, Direttore generale di Terrepadane – si sta concludendo una campagna record per noi. Ad oggi le quantità delle diverse tipologie di cereali raccolte hanno raggiunto un totale di circa 60 mila tonnellate, quantità che non hanno precedenti nella storia degli ultimi anni. Piacenza si è confermata la provincia con i maggiori quantitativi, ma è importante sottolineare il raddoppio delle quantità raccolte nelle province di Milano e Pavia. Questo è un segnale di grande fiducia verso la nostra cooperativa vista sempre più come riferimento sia a Piacenza che nelle province limitrofe e per questo ringraziamo tutti i nostri conferenti”.

Fonte: Libertà

Piralide del mais: da Terrepadane le strategie di difesa

<Come è noto, – spiega Paolo Conti, Area Manager di Terrepadane – il ciclo biologico dell’insetto si caratterizza per due – a volte anche tre – generazioni, ma è la seconda quella più nefasta, è pertanto questa la fase in cui è fondamentale intervenire>.
Infatti, spiega l’esperto, le larve di seconda generazione scavano delle vere e proprie gallerie nei culmi del mais e così facendo portano all’indebolimento ed allo stroncamento della pianta, con inevitabili e notevolissime perdite produttive; con la rosura delle cariossidi inducono inoltre un preoccupante danno qualitativo alla spiga. Va sottolineato come lo stress fisiologico subito dalla pianta predisponga il mais all’insediamento di alcuni patogeni fungini, soprattutto quando si generino situazioni climatiche ad essi favorevoli: tra questi è certamente temibile il genere Fusarium, favorito da annate umide e piovose, che è fonte di pericolose micotossine quali le Fumonisine ed il DON; mentre in condizioni di alte temperature e siccità il mais colpito dalla piralide è certamente più predisposto all’attacco dell’Aspergillus, che porterà  ad un elevato livello di aflatossine, le micotossine più problematiche nella gestione dell’alimentazione degli allevamenti di vacche da latte.
<In questo quadro – continua Conti – si capisce quanto sia utile abbinare al trattamento insetticida contro la piralide anche un prodotto ad azione fungicida, in modo da contenere lo sviluppo dei funghi sopracitati e rendere l’ibrido più resiliente. Trovo opportuno ricordare che quest’anno c’è molto più mais di seconda epoca in successione ai cereali a paglia ed ai miscugli destinati a trinciato: le maggiori superfici coinvolte impongono quindi massima attenzione al controllo della piralide in quanto è evidente e risaputa la maggior suscettibilità della coltura che viene seminata a fine maggio/giugno.
Fortunatamente il mais si presenta molto bene, la campagna mostra un notevole potenziale produttivo – la pioggia è stata copiosa e abbiamo a disposizione l’acqua per irrigare – e quindi ha davvero senso, anzi è auspicabile, investire risorse verso trattamenti antipiralide, anche perché nelle nostre zone il trinciato di mais costituisce la base foraggera più importante per l’alimentazione della bovina da latte, nonché per i sempre più diffusi impianti di biogas: il mais è infatti diventato, a pieno diritto, il cardine delle nostre filiere agroalimentari ed agroenergetiche>

I prodotti

I formulati proposti dalle Società agrochimiche per contrastare la piralide sono sostanzialmente caratterizzati dall’associazione di due molecole a diverso meccanismo d’azione.
<Un principio attivo – spiega Conti – è particolarmente indicato ed efficace da quando avvengono le prime ovideposizioni, situate sulla pagina inferiore delle foglie intorno alla spiga e sul culmo: controlla infatti molto bene le larve appena schiuse. La seconda molecola invece, (uno dei classici e consolidati piretroidi) agisce contro le larve più mature; va ricordato che con questa seconda molecola andiamo ad agire anche sugli eventuali adulti di diabrotica, così da limitare la popolazione delle femmine che andranno a deporre nel terreno le uova svernanti, otteniamo quindi una rassicurante e completa difesa fino alla raccolta>.
L’esperto sottolinea l’importanza delle corrette tempistiche e modalità applicative: ossia non solo in funzione della fase fenologica del mais, ma anche e soprattutto sulla base di un attento monitoraggio del volo degli adulti, che permetta di mettere a punto un modello previsionale sulla base del quale individuare il momento più adatto per l’intervento. Inoltre, attraverso la tecnologia di distribuzione – ossia le irroratrici semoventi, i cosiddetti trampoli – si riesce a calibrare la quantità di acqua necessaria a bagnare uniformemente la massa fogliare e diventa possibile e vantaggioso unire ai fitofarmaci uno specifico concime liquido, meglio se biostimolante. Non solo: è indicatissimo anche aggiungere un prodotto correttore del pH ad azione acidificante in quanto la durezza dell’acqua delle nostre terre interferisce negativamente sulla buona efficacia del trattamento.

 

Fonte: Libertà

Parte sempre dalla foraggicoltura il successo dell’azienda zootecnica

<Un insieme di eventi – spiega Stefano Zaupa, responsabile settore mangimi del Consorzio Agrario Terrepadane – che in molti casi ha reso difficile il raccolto di questo primo taglio, faticando ad irrigare adeguatamente le coltivazioni a causa della carenza di acqua. In sostanza, gli allevatori che sono riusciti ad anticipare il raccolto di maggio non hanno avuto problemi (anche se si sono dovuti accontentare in termini di quantità prodotto); mentre per gli altri non è stato facile ottenere risultati accettabili, tanto che molti lamentano uno scadimento nutritivo del prodotto>.
Nel frattempo, sempre sul fronte della foraggicoltura si stanno affermando in Pianura Padana nuove tendenze, vista la crisi che il mais sta attraversando già alcuni anni:
<La scorsa annata – continua Zaupa – sarà ricordata per le enormi difficoltà che ha portato con sé relativamente alla coltivazione del mais. Infatti, in generale il prodotto portato a casa degli allevatori non è stato all’altezza delle aspettative e ci sono stati casi in cui il tenore in amido non ha superato i 20 punti percentuali! Dal nostro punto di vista, questi primi 5 mesi del 2023 hanno visto un notevole incremento delle quantità di mangimi composti commercializzati come Terrepadane con una crescita in volume di 50mila quintali e con risultati più che soddisfacenti per i nostri Soci clienti produttori di latte>.
Tra le novità che si stanno affermando in sostituzione del mais da foraggio in territorio lombardo e che anche gli allevatori piacentini stanno guardando con interesse, ci sono i cosiddetti miscugli tra leguminose e graminacee, che si stanno dimostrando foraggi particolarmente interessanti da insilare. Infatti, con un unico prodotto, si possono apportare amidi e proteine derivanti rispettivamente dai cereali e dalle leguminose.
In realtà, non si tratta di una vera novità, poiché questo sistema di coltivazione trova nei nostri areali una diffusione, seppur limitata da anni: oggi però, grazie ai progressi raggiunti in termini di varietà colturali e tecniche di raccolta, è possibile insilare ad uno stadio di maturazione più avanzato con migliore risultato in termini nutrizionali.
<Questi prodotti – chiarisce ancora Zaupa – offrono caratteristiche nutrizionali molto interessanti con tenori proteici anche del 14% e una buona qualità della fibra, che garantisce un’adeguata digeribilità e valorizza la funzionalità del rumine. Non da ultimo, va tenuto presente che questi miscugli rispetto, ad esempio, ad un insilato di frumento, espongono a minori problemi di allettamento. Certo, utilizzando questo tipo di prodotto, è opportuno prevedere un’integrazione con farina di mais, oppure un’adeguata grassatura della razione che consente di ottenere livelli energetici adeguati alle produzioni di latte. Per questo la nostra proposta anche per i miscugli è sempre personalizzata, in funzione delle caratteristiche dell’azienda e mediata dai nostri consulenti. In particolare, in momenti come quello estivo, quando il rischio di fermentazioni anomale è veramente dietro l’angolo, diventa strategico prevedere anche integrazioni, ad esempio, con acidificanti e assumere decisioni mirate sul fronte del management (ad esempio gestire l’alimentazione con due carri, invece che con uno)>.
<Anche e soprattutto in ambito zootecnico – sintetizza Stefano Zaupa – la nostra consulenza punta a massimizzare la redditività dell’azienda e quindi a calibrare ogni tipo di intervento sulla base di un rigido bilancio tra costi e benefici economici. Che però – e questo aspetto va sempre tenuto ben presente – passa inevitabilmente per il mantenimento di elevati standard di benessere degli animali, particolarmente delle bovine da latte>.
<Attraverso una accurata consulenza – spiega il presidente di Terrepadane, Marco Crotti – la nostra cooperativa, ha da sempre impattato sullo sviluppo delle aziende, introducendo innovazione sia tecnologica, che metodologica e contribuendo così in modo concreto ad una crescita della loro competitività>.

Fonte: Libertà

 

La proposta di Terrepadane per la nutrizione fogliare del pomodoro

La concimazione del pomodoro da industria costituisce un capitolo cruciale per la gestione della coltura, particolarmente in un periodo come quello che stiamo vivendo caratterizzato da un innalzamento generalizzato dei costi di produzione. Inoltre, la campagna agraria 2023 presenta per questa coltura problematiche diffuse determinate dall’andamento climatico complesso, che andranno a tradursi in trattamenti fitosanitari aggiuntivi. Il tutto concorre dunque alla necessità di raggiungere standard qualitativi, ma anche quantitativi adeguati: un obiettivo per il quale l’aspetto della concimazione è a dir poco cruciale.