Articoli

CONSERVARE I FORAGGI PRESERVANDO L’AMBIENTE

In particolare, la conservazione dei foraggi costituisce un passaggio della filiera zootecnica da latte, in cui l’uso della plastica può e deve essere ridotto.
Proprio questo è l’obiettivo di “Plastic-Less-Milk-Sustainability”, il Goi (ossia un gruppo costituito da realtà diverse che si riuniscono per trovare soluzioni concrete ad un problema o per sviluppare un’idea innovativa nell’ambito di un progetto finanziato dal Programma Europeo di Sviluppo Rurale), che vede tra i partner vede l’Università Cattolica di Piacenza (capofila il Centro Ricerche Produzioni Animali). La sperimentazione viene svolta presso la stalla sperimentale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro di ricerca Romeo ed Enrica Invernizzi per le produzioni lattiero – casearie sostenibili – CREI) di San Bonico.
Il progetto, realizzato nell’ambito del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 dell’Emilia-Romagna, punta a migliorare la competitività dei produttori primari.
Nello specifico l’obiettivo del Piano è ridurre il tenore dei consumi di plastica, impiegata per la conservazione dei foraggi, nell’azienda zootecnica: per la filiera del Grana Padano in particolare, il focus è sui teli per la copertura delle trincee degli insilati.
E proprio ai teli innovativi è dedicata la prova in corso di San Bonico: nello specifico viene testata una nuova soluzione nel campo delle plastiche per la conservazione dei foraggi per la produzione di latte, che permette una riduzione del 45% delle coperture ecologiche per conservare i foraggi, raggiungendo allo stesso tempo, performance molto elevate dal punto di vista nutrizionale.
La sperimentazione condotta appunto presso la stalla dell’Università Cattolica è gestita dal punto di vista scientifico, dal prof. Antonio Gallo, docente presso l’Ateneo del Sacro Cuore, che spiega che la prova <ha messo a confronto due soluzioni alternative: una tradizionale e una innovativa che comporta un uso di plastica ridotto del 45%. Un quantitativo di trinciato integrale di mais destinato all’alimentazione dei bovini è stato “coperto” con film low plastic, mentre un altro con teli tradizionali in polietilene. I primi risultati hanno evidenziato che nella parte della trincea coperta con il telo tradizionale in polietilene e senza rete di protezione anti-corvi, sono state riscontrate delle zone in cui è avvenuto lo sviluppo di muffe e probabilmente anche di lieviti, che sono microorganismi indesiderati negli insilati in quanto peggiorano la qualità dell’alimento da destinare agli animali. Questa condizione di ridotta qualità degli alimenti è stata causata dalla rottura dei teli che hanno permesso l’ingresso di ossigeno nella massa stoccata, condizioni che invece non si è verificata nella soluzione alternativa dove, la presenza della rete anticorvi (che preserva da rotture) e le membrane a bassa permeabilità di ossigeno, hanno favorito lo sviluppo di microflara “benefica” e utile per la conservazione del trinciato di mais. L’impiego di questa soluzione innovativa (teli anti-corvo e film low plastic a barrie di ossigeno) ha di fatto ridotto anche gli sprechi di trinciato integrale di mais, migliorando nel contempo la qualità nutrizionale per gli animali. Nei prossimi mesi avremo ulteriore dati a disposizione per valutare, anche da un punto di vista economico, i reali benefici dovuti all’adozione di questa tecnica innovativa>.
A spiegare il ruolo dei nuovi film tecnici di nuova generazione provvede Marco Colombo di Pardini Lab., che chiarisce: <si tratta di tecnologie che creano un effetto barriera totale all’ossigeno. Una soluzione sviluppata da Manifatture Norberto Pardini & Figli Spa dì Camaiore (Lucca), che contribuisce a risolvere uno dei problemi storici della zootecnia: la formazione del cosiddetto “cappello”, ossia quella zona del fronte della trincea, dove la disponibilità di ossigeno stimola la crescita dei lieviti, che degradano gli acidi e innalzano il pH e la temperatura della massa, aprendo la via allo sviluppo di altri microrganismi come muffe e batteri aerobi che ne continuano l’alterazione. Questo fenomeno comporta oltre al rischio che la razione diventi portatrice di fattori antinutrizionali; anche una perdita di prodotto. Due rischi che oggi gli allevatori non possono certo permettersi!>.
Del resto, proprio la correttezza delle tecniche di preparazione delle trincee vanno di pari passo alla garanzia di ottenere un insilato di qualità dal punto di vista nutrizionale, con conseguente impatto positivo sul bilancio dell’azienda. Ben lo sa Terrepadane, che vede in questi teli di moderna concezione una soluzione che, perseguendo gli obiettivi che un’ottima copertura deve avere (ossia, evitare la permeabilità all’ossigeno e l’insorgenza di muffe che poi portano a scarti di prodotto), mette l’azienda al riparo dai danni economici che uno scarto importante di prodotto potrebbe causare.
“La Mission di Terrepadane – chiarisce Stefano Zaupa, responsabile zootecnico di Terrepadane – è proprio quella di supportare le aziende agricole e zootecniche, fornendo servizi tecnici finalizzati alla valorizzazione delle produzioni e all’annullamento degli scarti. Si tratta di obiettivi dei quali siamo da sempre consapevoli, ma che stanno acquesendo una valenza ancora maggiore in questa situazione storica, nella quale è necessario più che mai lavorare con la massima efficienza per poter garantire la sopravvivenza delle nostre realtà agricole e zootecniche che operano nel nostro territorio e che sono di fondamentale importanza per lo sviluppo della nostra economia. Innovazione tecnologica e ricerca, associate all’assistenza tecnica sul campo, sono quindi, oggi più che mai, un valore aggiunto insostituibile che il nostro Consorzio garantisce da sempre”.

 

Fonte: Libertà

 

ALLEVAMENTO DA CARNE E BENESSERE ANIMALE: UN CONNUBIO POSSIBILE

La mandria di circa 90 capi (che però in momenti di punta può arrivare anche a 120) è gestita in stabulazione libera, in modo da garantire agli animali – anche grazie all’ampio paddock – le migliori condizioni di benessere, che nel caso di questo allevamento vanno ben oltre gli obblighi di legge.

<Siamo molto attenti – spiega Niccolò Lavezzi – e favoriamo in tutti i modi una gestione sostenibile del nostro allevamento. I nostri animali vengono alimentati in modo equilibrato con una razione che punta a favorirne la crescita armonica, senza “spingere” eccessivamente. Una particolare attenzione viene posta sulla sanità della razione (per la quale si adotta la tecnica unifeed): per questo da tempo abbiamo eliminato quasi completamente l’utilizzo di antibiotici>. “La nostra famiglia coltiva la terra e alleva il bestiame da innumerevoli generazioni. Siamo orgogliosi – aggiunge Niccolò Lavezzi – di fregiarci di questo marchio, perché crediamo tantissimo nel territorio piacentino e nelle sue risorse.”

I fratelli – che provengono infatti da una famiglia di agricoltori che gestisce l’azienda da più di 150 anni – da tempo hanno stretto una collaborazione con il Consorzio agrario Terrepadane, al quale si affidano per l’alimentazione e per l’assistenza tecnica.

<Abbiamo messo a punto un piano alimentare – chiarisce Angelo Romanelli, veterinario di Terrepadane, esperto di lungo corso di alimentazione e di buiatria –, che riesce grazie all’utilizzo di alcuni prodotti molto efficaci, a far conseguire agli allevatori buoni risultati in termini di redditività, garantendo al tempo stesso il massimo benessere degli animali>.

Protagonista dell’alimentazione nella fase di ingrasso è infatti un mangime della nuova linea Tonale TP, formulato dal Consorzio, che presenta caratteristiche molto interessanti e che somministrato insieme al fieno, proposto a volontà, permette agli animali di conseguire ottime performances produttive, mantenendo allo stesso tempo una buona funzionalità ruminale.
Il programma alimentare si completa poi in fase di finissaggio con una miscela di farina e fiocchi di mais Tonale Multimix, l’ultima novità messa a punto dai nutrizionisti di Terrepadane.

<Un programma semplice e molto sano – conclude Romanelli – che valorizza le grandi potenzialità di questa splendida razza>

Gli ottimi risultati produttivi dell’azienda, inducono gli allevatori a pensare anche ad un nuovo progetto, ossia quello di dotarsi di uno spaccio aziendale, dove commercializzare la propria carne, che per ora viene venduta ai privati solo su prenotazione con grandissima richiesta.
Questa azienda rappresenta una garanzia per il consumatore che può contare su carne di ottima qualità, genuina e controllata. “L’Allevamento Camatta incarna appieno uno dei temi fondamentali della Mission del Consorzio – conclude Stefano Zaupa, Responsabile Settore Zootecnico di Terrepadane – ovvero contribuire allo sviluppo dell’agricoltura nei territori in cui il Consorzio opera, attraverso il supporto alle aziende agricole e zootecniche fornendo tutti i servizi finalizzati alla valorizzazione delle produzioni agricole italiane. Tutto questo nel pieno rispetto dell’ambiente e con assoluta garanzia di sicurezza alimentare per la società.”