SMARTWORKING: L’ESPERIENZA DI TERREPADANE

Il manager ha portato l’esperienza dello smart working nel settore dell’agribusiness, spiegando che <il settore dell’agricoltura non si è fermato durante la pandemia e non si può fermare: una parte del personale composto da agronomi, alimentaristi, tecnico – commerciali opera da sempre in modalità più autonoma, lavorando per obiettivi e quindi meno legati a certe regole di presenza in azienda. Durante la fase emergenziale abbiamo effettivamente sperimentato anche noi lo smart working per una parte del personale interno in funzioni di staff, che fino ad allora avevano sempre operato in presenza, secondo regole precise di orari>.
Ed ecco la novità: <Usciti dalla fase emergenziale – continua Pattini – abbiamo ritenuto opportuno dare continuità e contrattualizzare un accordo che prevede un giorno a settimana in smart working>.
Secondo il direttore generale del Consorzio però. <bisogna evidenziare due aspetti importanti di questa tendenza crescente sulla modalità di lavoro ibrida: in primis, ritengo che le relazioni che nascono sul posto di lavoro siano un valore, creino senso di appartenenza e culturalmente costituiscono le fondamenta di un’azienda. Dall’altra parte, è necessario garantire ai neoassunti un adeguato inserimento e affiancamento che risulta piuttosto complicato se fatto da remoto, soprattutto per i giovani che hanno bisogno di “sentire” e conoscere l’azienda fin dai primi giorni. Pertanto, è doveroso considerare lo smart working come necessità crescente, ma senza dimenticare il valore delle relazioni umane in azienda>.

 

Fonte: Libertà